IL FERRO FORBISCE IL FERRO

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“Il ferro forbisce il ferro, cosí l’uomo affila il volto del suo compagno” (Proverbi 27:17)

 

Secondo un vocabolario della lingua italiana, forbire significa: “Nettare, pulire, specialmente metalli, stoviglie, cristalli, ecc., conferendo loro lucentezza; anche, con senso più generico, pulire, tergere”, che si alligna maggiormente al significato reso dal Diodati che traduce con “pulisce”. Altre traduzioni rendono con “aguzzare”, “affilare”.

C’è un vantaggio reciproco nello strofinare due lame di ferro l’una contro l’altra, diventano più affilate, rendendo entrambi i coltelli più efficaci nel loro compito. Allo stesso modo, la Parola di Dio è una “spada a due tagli” (Ebrei 4:12), ed è con questa che dobbiamo affilarci l’un l’altro, durante un incontro fraterno, in comunione con Dio o in qualsiasi altra interazione spirituale.

Il Proverbio indica anche il bisogno di comunione l’uno con l’altro. L’uomo non è stato creato per il distanziamento sociale, per l’isolamento, infatti, il Signore ha detto questo, sin dalla Genesi del mondo: “Non è bene che l’uomo sia solo…” (Genesi 2:18).

Ovviamente, dal lockdown fino alla fase 2, abbiamo seguito e continueremo a seguire tutte le indicazioni delle nostre Autorità. Ma è quando i fratelli dimorano assieme che l’olio scende fino all’orlo dei vestimenti d’Aaronne, è quando i fratelli dimorano assieme che la rugiada bagna la terra per produrvi frutto. Chiaramente, tale esigenza fu riconosciuta dai credenti della prima chiesa, i quali si incontravano per attendere all’insegnamento, alla preghiera e alla comunione fraterna – tutte attività di gruppo, che fornivano l’opportunità di “affilarsi” l’un l’altro e, quando si riunivano, lodavano Dio per il favore che avevano trovato gli uni negli altri, oltre che da tutto il resto del popolo.

Bisogna fare due considerazioni sul proverbio citato sopra. Prima di tutto, l’incontro di due persone nel nome del Signore garantirà sempre una benedizione. Si tratta di un mezzo di grazia che il Signore stesso ha concesso ai Suoi e al quale segue una promessa: dove due o più sono riuniti nel Suo nome, Egli è tra di loro (Matteo 18:20); ed è lì che Egli ha ordinato vi sia la benedizione e la vita in eterno. Inoltre, vediamo un significato analogo in Malachia perché quelli che temevano il Signore parlavano l’uno con l’atro; il Signore ascoltava e sentiva (3:16). Ebbene, quando ci “affiliamo” l’un l’altro nella comunione fraterna, il Signore ascolta dal Cielo ed è compiaciuto. Non sfugge alla Sua attenzione alcuna parola che concorra alla Sua gloria.

La fragranza dell’unità e dell’utilità della comunione fraterna si percepisce in maniera vivida nella relazione intercorsa tra Davide e Gionatan, figlio di Saul. Quando Davide era perseguitato da Saul, Gionatan lo raggiunse nella foresta dov’era fuggito per avere salva la vita e “gli fortificò la sua fiducia in Dio” (I Samuele 23:16).

Ritornando alla nostra analogia: se il coltello ha perso il filo, continua a essere un coltello, ma meno efficace, meno utile, ecco perché dobbiamo stare insieme, esortandoci, incoraggiandoci, e condividendo vicendevolmente la Parola di Dio, affilando la nostra fede, pregando per i bisogni della nostra chiesa locale, affinché diventiamo più efficaci nel servizio che il Signore ha assegnato a ciascuno di noi.

Infine, un coltello affilato brillerà di più perché dalla sua superficie sarà stata eliminata, per via dell’uso, via la parte opaca. Allo stesso modo, brilleremo meglio per il nostro Signore se facciamo le cose menzionate sopra in modo consistente e continuato. In buona sintesi:

“Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere,  non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno” (Ebrei 10:24, 25).

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