I DIECI COMANDAMENTI:
LA VERITÀ OLTRE IL TEATRO

In questi giorni si è parlato tanto di dieci comandamenti: ma la rappresentazione teatrale ha esposto la verità biblica?

difesa dalla tentazione

Milioni di telespettatori hanno assistito per due sere a uno spettacolo fuori dal comune, rispetto al classico “palinsesto” televisivo: un talentuoso attore ha letto e commentato i dieci comandamenti.
La Bibbia è stata al centro della serata di migliaia di famiglie e, con indubbia maestria e trasporto, Roberto Benigni ha attirato l’attenzione su questa parte fondamentale della Parola di Dio.

Ricordiamoci che si parla di teatro

Il teologo valdese Paolo Ricca, autore di uno dei libri a cui il comico toscano si è ispirato per il suo spettacolo, ha affermato: “Benigni è sicuramente riuscito anche a mettere in luce i contenuti evangelici dei comandamenti, a far capire ai telespettatori che i comandamenti – tutti quanti, anche quelli che hanno forma negativa, di divieto – sono evangelo, buona notizia per l’umanità intera e per le singole persone”. Ma, proprio a questo riguardo, c’è un’importante precisazione da fare: si è trattato di uno spettacolo teatrale, e tale deve essere considerato. Un evento televisivo preparato per mesi con il sostegno di diversi “assistenti”: noti teologi cattolici e protestanti [uno di questi il già citato Ricca]. Uno spettacolo interessante, costruito con talento, pieno di osservazioni stimolanti e riflessioni profonde, ma pur sempre una rappresentazione teatrale.

L’annuncio è potenza, non soltanto sapienza

Andiamo indietro nel tempo e incontriamo un altro uomo, che parlò di fede e di Dio a milioni di persone nell’impero che dominava il mondo allora conosciuto: Paolo da Tarso.
Colui che fu soprannominato “l’apostolo delle genti”, allievo dei più grandi teologi del suo tempo (religiosi che ponevano i dieci comandamenti al di sopra di ogni cosa), scrive così alla chiesa cristiana di Corinto:

“… la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza”
(I Corinzi 2:4).

Eppure l’apostolo Paolo era un noto dottore della legge, e aveva dimostrato la sua capacità oratoria nonché la sua cultura in più di un’occasione durante i suoi viaggi missionari.
Ma non era questo il cuore della sua teologia, del suo “parlare di Dio”.
L’essenza del messaggio che annunciava Paolo era l’Evangelo: “… potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16). Un messaggio che, guidato dallo Spirito Santo, cambia in maniera radicale la vita delle persone, trasforma i cuori e conduce a Dio stesso. Un messaggio che va oltre le capacità umane, e si trova soltanto in chi questo messaggio lo vive realmente.

Qual è la conclusione del discorso?

Il saggio re Salomone scrisse “Vale più la fine di una cosa, che il suo principio” (Ecclesiaste 7:8).
Il discorso fatto in queste serate televisive ha avuto come conclusione una maestrevole esaltazione dell’uomo, della forza dell’etica e delle potenzialità che il mondo possiede: quindi, alla fine del discorso, questi comandamenti non sono che un affascinante codice morale per far realizzare alle persone una vita migliore per sé stesse e per la società in cui vivono.
Ma a cosa servono realmente i comandamenti per come li ha concepiti Dio stesso?
I dieci comandamenti non sono solamente un insieme di regole che ci migliorano la vita, sono stati dati per tutt’altro scopo. L’apostolo Paolo, ispirato da Dio stesso, in Galati 3:24 afferma che la legge è un’insegnante che ci conduce a Gesù. Quando guardiamo ai dieci comandamenti, scopriamo che li abbiamo infranti e che da soli non siamo in grado di adempierli senza l’aiuto di Dio stesso. Lo abbiamo fatto tutti, indistintamente (Romani 3:23) ed è per questo che abbiamo bisogno di amore e di grazia (Romani 7:24-8:1).

Grazie a Dio, possiamo ricevere il dono del perdono in Cristo Gesù, che ha adempiuto perfettamente ogni comandamento e ha sacrificato la Sua vita senza peccato per coprire le nostre colpe. Se crediamo in Lui potremmo dire, come il re Davide:

“Beato l’uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto!”
(Salmo 32:1).

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