La definizione di “evangelico”
Al di là dell’etimologia, in questo termine è coinvolta una grande componente: la fede
Da una prospettiva strettamente etimologica, “evangelico” denota qualcuno o qualcosa per cui l’Evangelo serve – in qualche modo – come caratteristica significante e distintiva alla quale possa riferirsi come segno identificatore. Qualcosa o qualcuno può essere definito “evangelico” in quanto l’Evangelo è la caratteristica prominente dell’identità di una persona o cosa (incluse le idee) tanto da porsi come mezzo sufficiente di caratterizzazione che ci permetta di classificarlo e di differenziarlo per confronto e contrasto rispetto ad altri od altro. Di conseguenza, essere “evangelico” significa identificarsi con l’Evangelo, o il Vangelo, tanto che questa identificazione sia per noi il segno caratteristico d’onore più ambito: gloriarsi della Croce e portare la testimonianza del Signore Gesù Cristo. Ogni vero credente dev’essere fiero di essere considerato “evangelico” in questo senso, perché ciò indicherebbe che ha fatto risplendere la propria luce davanti agli uomini, in modo evidente.
Se continuiamo a limitarci all’etimologia, al fine che una persona, un gruppo, un movimento o una teologia possa qualificarsi come “evangelico”, allora l’Evangelo di Gesù Cristo deve essere basilare, centrale e costitutivo della sua stessa identità, particolarmente caratteristico dell’enfasi che pone in ogni cosa. L’Evangelo deve essere di importanza primaria, di interesse principale, e quest’enfasi deve essere espressa in modo chiaro e indubitabile. Per ogni credente “nato di nuovo”, essere veramente “evangelici” significa definire la propria identità in funzione dell’Evangelo, riconoscersi nell’Evangelo, orientarsi all’Evangelo, essere guidati dall’Evangelo. Forse, per chi non ha la fede, quest’enfasi sull’Evangelo potrebbe probabilmente essere interpretata come una forma di riduzionismo (“nient’altro che l’Evangelo”), oppure questo Evangelo potrebbe essere definito in maniera troppo esclusiva (“solo l’Evangelo”). Quest’enfasi sull’Evangelo deve invece essere posta rispetto alla sua necessità (è la condizione fondamentale del cristianesimo autentico), e alla sua sufficienza (come se fosse tutto ciò che davvero importi). Un “evangelico” asserisce che l’Evangelo è il cuore e l’anima stessa del cristianesimo autentico, e tutto il resto, in qualche modo, ne fluirà. L’Evangelo illumina l’insieme della fede e della vita cristiana; è il punto di partenza esistenziale, è fondamentale e costitutivo per la comprensione che il cristianesimo autentico ha di sé stesso, qualcosa di genuino per l’identità stessa del cristiano. Egli, quindi, riconosce che ogni dottrina prende le mosse ed è portata in rapporto all’Evangelo in quanto implicitamente ivi contenuta, che ogni altra affermazione de la Fede semplicemente esplichi la fede dell’Evangelo nella sua confessione, spiegazione, espressione ed applicazione.
“A colui che può fortificarvi secondo il mio vangelo e il messaggio di Gesù Cristo, conformemente alla rivelazione del mistero che fu tenuto nascosto fin dai tempi più remoti, ma che ora è rivelato e reso noto mediante le Scritture profetiche, per ordine dell’eterno Dio, a tutte le nazioni perché ubbidiscano alla fede, a Dio, unico in saggezza, per mezzo di Gesù Cristo sia la gloria nei secoli dei secoli.
Amen“
(Romani 16:25-27)